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giovedì 4 aprile 2013

Follow up #2 e un incontri con persone speciali

L'INT, che piaccia o no, e' una grande famiglia. Ieri non ho fatto in tempo nemmeno ad entrare nel day hospital che le mitiche volontarie della lilt mi sono saltate addosso per abbracciarmi.
Avevano conservato dei regalini per me, un dvd dello spettacolo sul ghiaccio "opera on ice" e un libro fotografico sul pattinaggio! Che meraviglia, che persone fantastiche.

Le volontarie ogni giorno preparano il caffe' per i genitori dei piccoli pazienti e portano dolcetti e merendine da distribuire ai bambini, non si fermano mai e sono sempre li, per regalarti anche solo un sorriso. E' grazie a loro che riesco a ignorare la nausea che mi assale appena entro in ospedale, o la paura dell'imminente controllo.

L'rx per fortuna era pulita, niente metastasi nei polmoni, e quindi la mia "data di scadenza" si prolunga di altri due mesi. Sono felice, 10 mesi di remissione!
La dottoressa era contenta, ormai e' come se fossimo amiche, mi ha visitato e poi abbiamo chiacchierato allegramente. Mi ha prescritto una sfilza di analisi da fare, perche' ormai la mia pressione e' inesorabilmente bloccata a 80/60 e quindi si teme che anche la tiroide cominci a fare le bizze. Inoltre, crede che abbia contratto il cytomegalovirus, uno di quei bei animaletti capaci di stenderti a letto per mesi. Bene, bilancio oltremodo positivo :)

Intanto, mentre aspettavo, mi sono intrattenuta con due amici conosciuti in ospedale, uno di 16 anni "osteosarcoma" anche lui collega di protesi al titanio e un'altro di 19, anche lui Ewing femore, un ragazzo davvero tenero e dolce che ha appena finito il trapianto, ma che rientra nei casi " ad alto rischio". Lo conosco da poco, ma mi sono affezionata molto a lui, Se solo potessi guarirlo con un bacino! E' cosi simpatico, stupido Ewing, lascialo stare!

Poi, mentre mi facevano il prelievo nella stessa stanza c'era una giovane donna, probabilmente proveniente dall'india o dal bangladesh, con le mani dipinte con l'henne' e un grosso pallino rosso in mezzo alla fronte che reggeva un bel bambino dagli occhi vispi e i capelli spelacchiati.
Aveva due anni. Erano arrivati in italia da un mese, un viaggio della speranza per curare il figlioletto. La madre spiegava in inglese che stava cercando di imparare l'italiano su internet, mentre il bambino ancora non aveva imparato a dire la prima parola.
Allora l'infermiera, dolcissima, ha chiesto al bimbo:" dai piccolino, di m-a-m-m-a, prova a dire mamma!!e il bambino, un po' balbettante "chemo-tapia!!!"
Poi e' andato avanti urlando "chemo- tapia chemo-tapia". Abbiamo applaudito tutte, era la sua prima parola. Mentre sorridevo e battevo le mani, mi si spezzava il cuore.

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