Ho deciso di iniziare a raccontare capitolo dopo capitolo, i nove mesi di terapie che ho vissuto tra novembre 2011 e luglio 2012... Sono passati gia' sette mesi e ancora tra i miei pensieri frulla solo la chemio, il signor ewing e l'ospedale, come se fossi ancora in attesa di ricevere la prossima dose. In attesa che questo ricordo si affievolisca, cerco di mettere in ordine il mio trascorso scrivendolo qui.
Dopo quell'agognato salto in lungo del 10 ottobre, ho passato circa un mesetto tra analisi, incertezze e paure malcelate. Ho fatto diverse risonanze, tac e la biopsia ossea, che ha richiesto un intervento chirurgico vero e proprio al Pini di Milano... Di questo periodo, vissuto con le emozioni e gli stati d'animo sulle montagne russe, ricordo poco e male. Per questo, iniziero' a raccontare a partire dal 4 novembre...
... Formazione Tumorale abbastanza importante. Ecco come mi e' stata annunciata la diagnosi, anzi, quasi urlata nel corridoio da quello che dopo avrei conosciuto come il mio oncologo. Dopo queste quattro distruttive parole, e' stato un turbine di informazioni.... Chemio... Sala giochi... Capelli. Mi ricordo solo questo di quel fatidico giorno.
Cosi la settimana dopo sono stata ricoverata presso l'istituto tumori. Mi ricordo che mio padre voleva che io entrassi dal retro, ma io orgogliosa, ho imboccato l'ingresso principale a testa alta: volevo fare il mio ingresso trionfale tra i valorosi guerrieri del mondo del cancro.
L'oncologia pediatrica si trova al settimo piano, e nel periodo impiegato dall'ascensore il mio cervello elaborava cosa avrei potuto trovare in quello che credevo una valle di lacrime, un antro dell'orrore, un posto sommerso dal peso della tristezza.
Poi le porte si sono aperte su un muro dipinto di mille colori, di fronte ad una grande casa delle barbie e un robot grande come una persona. Nelle sedie dell'androne era seduto un bambino con le stampelle, senza capelli ma con un grande sorriso.
Dopo l'accettazione mi hanno legato un braccialetto magnetico coi pesciolini e mi hanno dato la stanza che condividevo con una di 12 anni, anche lei alla prima esperienza in un ospedale.
Sul mio letto c'era uno zainetto di benvenuto con dentro dolcetti, un quaderno, due blocchetti per scrivere e dei trucchi, preparati dagli animatori. Poi mi hanno portato la colazione, latte con nesquick, corn flakes, cioccolato e budino!
Che dire, nel mezzo della disperazione e dell'inquietudine che stavo vivendo, una volta entrata in ospedale mi sono sentita a casa. Finalmente ero in un posto sicuro, dove tutti, dai medici agli infermieri sorridevano ed erano li per me, per farmi guarire.
Cosi' lINT e' diventato la mia nuova casa, e i suoi pazienti la mia nuova famiglia. Non si puo' capire quanto ami quel posto, ma provo una profonda riconoscenza ed ammirazione per tutti coloro rendono l'esistenza di un posto cosi possibile
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