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lunedì 28 gennaio 2013

La mia storia, capitolo 3- La Prima Chemio

Chi ha presente come si vive in ospedale, Sa che si resta ore ed ore nell'attesa aspettando che accada qualcosa senza sapere se questo "qualcosa" avverra' nel giro di un'ora o di una settimana. Ero esattamente in quella situazione da tre o quattro giorni, nei quali il tempo era stato scandito dalla prova del cuoco della Clerici (perennemente acceso, la mia vicina lo adorava) e dagli orribili pasti prodotti dalla cucina locale. Osservavo la pompa blu a cui era attaccata la mia compagna, in cura per un linfoma, che rumoreggiava senza sosta da giorni e nutrivo un pizzico di curiosita' su come sarebbe stato trascinarsi quel coso una volta che mi avrebbero attaccata.
Ero assorta nei miei pensieri quando l'infermiere e' entrato di colpo cantando nella stanza trascinando un'altra pompa e mi ha detto: " Arriva la terapia!!!" Come se fosse stata la cosa piu' bella del mondo.
Poi ha collegato i due canali della flebo al mio cateterino appena impiantato ed ha iniziato a somministrare lo zofran (antivomito). Circa mezz'ora dopo, Lei e' arrivata.
Una bella bottigliona da due litri piena di liquido rosso, tutta accuratamente incartata con la pellicola di alluminio affinche' la luce non potesse raggiungerla. Signori e signore, ecco a voi la prima arma: Adriamicina.
Mentre la 'rossa' entrava nelle mie vene, ero felice, davvero felice. Stavo Combattendo, stavo muovendo il primo passo contro di Te. Immaginavo tutte le molecole di medicina che si scontravano contro le celluline del mio Ewing.
Mi ricordo che a pranzo, lanciatissima per non avere neanche un po' di nausea, quel giorno ho mangiato pasta con tonno, hamburger, patate al forno e budino al cioccolato.
Dopo quattro litri di Adria, mi hanno infuso due bottiglie di Ciclofosfamide e una siringata di Vincristina (la peggiore credetemi!).
Alle ore cinque di quel pomeriggio ero piu' morta che viva.
Da allora non ho piu' mangiato ne pasta col tonno, ne hamburger, e credo che ci vorra' tempo per superare il trauma della nausea che ho avuto.
Volevo addirittura che sospendessero tutto, e mettendomi a gridare ho quasi strappato i tubi della flebo!
Il giorno dopo ho continuato con lo stesso schema del primo giorno e poi, finalmente ho ottenuto l'agognata dimissione. Nessuno puo' immaginare cosa si prova dopo una chemio se non lo ha vissuto.

Ricordo con affetto quei primi due giorni di terapia, e con altrettanto le sensazioni e i tremendi effetti collaterali che questi hanno comportato, perche' e' grazie a loro, e alla mia forza, della quale peraltro mi meraviglio ancora, che sono ancora qui.

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